Cascina Boscaccio - Cenni storici
La cascina Boscaccio è una tipica cascina lombarda di origine settecentesca a corte rettangolare chiusa. Ha origini risalenti all’XI secolo ed ha preservato immutate negli anni le caratteristiche architettoniche di semplicità e ruralità tipiche delle costruzioni lombarde.
L'insediamento ha origini antiche: Il Boscaccio, o Boscaro, come risulta in una nota del 1227, era famoso soprattutto per l'esistenza di un antico oratorio dedicato a S. Materno (arcivescovo di Milano, morto intorno al 312 d.C.). Proprio il fatto che fosse anche un luogo di culto permette di supporre che il sito fosse frequentato in epoche ancora precedenti.
Condannato nei secoli ad un lento degrado, si hanno notizie dell'oratorio nelle cronache delle visite pastorali del vescovo di Milano S. Carlo nel 1573 e del Cardinal Federico nel 1620. Grazie alla devozione popolare, che permise di salvarlo dalla distruzione un secolo prima, l'oratorio venne costruito ex novo nel 1693 (l'attuale edificio). Fino agli anni Settanta era conservata nella sala padronale una stupenda statua lignea di S. Materno, testimone dell'attività devozionale che ha accompagnato la tradizione contadina di questi luoghi fino in tempi recenti.
Il Lago Boscaccio, che circonda per tre quarti il corpus di edifici della cascina, è frutto dell'attività estrattiva che ha interessato il territorio del Boscaccio, situato nel comune di Gaggiano, dall'inizio degli anni Settanta e di numerose risorgive che alimentano con acqua purissima il bacino.
A partire dagli anni Novanta le Cave Merlini hanno avviato il recupero ambientale del lago ed il restauro della Cascina. Smantellati i vecchi impianti di estrazione e lavorazione della sabbia e della ghiaia, le sponde sono state piantumate con ontani, pioppi bianchi, querce, olmi, carpini ed altre essenze tipiche lombarde, creando un habitat ideale per la vita di numerose specie di uccelli.
L'albero genealogico della famiglia Aliprandi Carena con evidenziata, in azzurro, la linea ereditaria della Cascina Boscaccio. Clicca sull'immagine per scaricare un file .pdf (399 Kb).